Il toccante ricordo del Dott Petti nel giorno della commemorazione del Prof Antonio De Laurenzi presso l’Accademia Lancisiana, 12 Novembre 2013.
Gentili convenuti,
Questa sera ci ritroviamo qui per ricordare una persona a tutti molto cara, il prof. Antonio de Laurenzi.
Questo è un posto consono, a lui caro e noto. Questo ambiente lo sentiva suo, lo frequentava sempre con piacere e rispetto. Quando partecipava alla scuola medica ospedaliera, di cui era stato parte attiva e promotore. Quando partecipava alle sedute dell’Accademia Lancisiana stessa.
Era cresciuto come medico ospedaliero del Pio Istituto Santo Spirito e ne è sempre stato fiero.
Questa sala storica dell’Accademia, in questo contesto, ben rappresenta l’atmosfera, quasi nobile, di quella sensazione di appartenenza alla comunità ospedaliera dell’ Istituto Santo Spirito, di cui tutti ci sentivamo un po’ orgogliosi.
In realtà sappiamo come non ci sia bisogno di scegliere una data ed un luogo e quanto una commemorazione sia ben poca cosa in questa circostanza.
Il prof. De Laurenzi non vive solo banalmente nei nostri ricordi, ma è presente e continua ad esserci attraverso l’opera che ha costruito e che per suo merito fondamentale è progredita, cresciuta e si è affermata.
Mi riferisco principalmente al centro di Ematologia dell’Ospedale San Camillo.
La sua instancabile volontà ha creato dal nulla una realtà, in quell’Ospedale, che ha cambiato la storia ed il destino di migliaia di persone, che dal 1979 sono state curate ed assistite e che tuttora, inconsapevoli del merito iniziale, continuano ad essere trattate e seguite con standard di cure, che sin dall’inizio, sono state considerate di eccellenza.
Nella prima metà degli anni Settanta, io ancora studente interno di ematologia del Policlinico universitario, nelle riunioni serali del giovedì, che il prof. Mandelli organizzava a Via Lancisi, allora sede del Day Hospital ematologico, vedevo comparire, puntuale, il professor De Laurenzi.(Il titolo di Professore gli era dovuto, poiché era in possesso di libera docenza in medicina interna).
Si trattava di riunioni in cui si discuteva di organizzazione e ci si aggiornava sui protocolli clinici e di laboratorio specialistici. I partecipanti erano quasi tutti interni alla cattedra e ricordo che mi colpiva la presenza di questo ospedaliero, già affermato “primo aiuto” (come venivano definiti una volta i vice primari) di una divisione di medicina di un grande ospedale come il San Camillo, che pazientemente e tenacemente prendeva appunti e minuziosamente annotava quanto veniva discusso. Raramente interveniva solo per porre quesiti concreti e precisi, con atteggiamento sempre misurato ed attento.
Solo anni dopo avrei capito quale forza e determinata intelligenza si nascondeva in quel medico, che sebbene esterno, era così presente e concentrato.
Tra le sue molte caratteristiche c’era indubbiamente una grande intuizione, una capacità di immaginare e pianificare un futuro ancora tutto da costruire, associate al coraggio ed alla volontà di realizzarlo, magari dedicandoci la vita intera.
Già da diversi anni aveva previsto le grandi possibilità di sviluppo dell’ematologia e con l’entusiasmo e la tenacia, che tutti conosciamo, si preparava, poneva le basi per un progetto ambizioso, che solo una persona come lui poteva immaginare: una nuova e moderna Ematologia ospedaliera.
Coniugava così la sua passione per questa materia e la sua esperienza internistica, con la precisa volontà di andare oltre alla semplice assistenza, seppure qualificata, ma di intervenire in prima persona all’arricchimento della ricerca clinica, allo sviluppo di terapie di avanguardia partecipando alle sperimentazioni cliniche più moderne, come poi ha dimostrato, creando anche un centro trapianti di cellule staminali emopoietiche, già nella prima metà degli anni ottanta.
C’è poco da sofisticare, affermando che nessuno è indispensabile, io e con me penso tutti i colleghi che lo hanno conosciuto bene , sono convinto che se non ci fosse stato Antonio De Laurenzi, non ci sarebbe stata alcuna Ematologia al S. Camillo, o forse, prima o poi una qualche pallida tardiva parodia.
Un primo contatto più diretto con il Professore lo ebbi all’inizio del 1979, a quel tempo lui stava portando avanti la battaglia sul suo fronte interno dell’ospedale, per la costituzione di un servizio autonomo di Ematologia. Erano i tempi in cui stava scomparendo il “Pio Istituto” e la sanità romana andava dividendosi in entità autonome.
La sua capacità di muoversi anche in quel campo minato, che sono gli ambienti politico-amministrativi, aveva cominciato a dare i suoi frutti.
Non deve essere stato facile per il Professore mantenere il suo alto profilo professionale e contemporaneamente battersi per la creazione di una nuova medicina specialistica.
Ma anche in questa situazione la sua totale dedizione all’ideale, la sua coraggiosa tenacia oltre alla sapiente capacità di relazionarsi, quando era in gioco una giusta causa, l’ebbero vinta sulle difficoltà preconcette e gli ostacoli burocratici.
L’Ematologia era entrata nella pianta organica dell’Ente Ospedaliero Monteverde, di cui il S. Camillo faceva parte. Quindi la leva era stata inserita nell’ingranaggio, sarebbe stato ora spettato agli uomini ed a lui “in primis” agire su quella leva con tutta la forza possibile.
Fu così che tra il settembre del settantanove e i primi mesi dell’ottanta, il dott. Leonardo Pacilli, il dott. Aldo Montuoro ed io, come strutturati e il dott. Valerio Zoli, il dott. Paolo Ferraro e la dott.sa Daniela Ingletto come volontari ci inserimmo come ematologi nel San Camillo.
Successivamente ci rafforzammo, costituimmo una guardia e un ambulatorio specialistici, già l’anno dopo ottenemmo un reparto autonomo al padiglione Morgagni; a metà degli anni ottanta altri colleghi si unirono a noi, prima il dott. Luca De Rosa e il dott. Angelo De Blasio poi il dott. Fortunato Blandino, la dott.sa Luisa Pescador ed altri ancora, come la dott.sa Claudia Papetti e la dott.sa Alessandra Pescarollo . Nello stesso periodo si costituì l’unità di trapianto e cominciammo, tra i primi, a Roma e in Italia.
Nell’arco dei successivi 10 -15 anni, sotto la spinta instancabile e sempre partecipe del Professore si era consolidata una Divisione di Ematologia con un reparto di degenza standard, un’unità trapianti funzionante a pieno regime, un Day Hospital / ambulatorio e tutti i più aggiornati laboratori specialistici indispensabili per un’ematologia moderna, compresa una sezione dedicata alla criopreservazione delle cellule staminali e che rappresentava un richiamo non solo per i malati provenienti da altre regioni, ma anche internazionale.
Raccontare ora questa storia, dopo quasi 35 anni dall’inizio, sembra di parlare di un’era quasi mitica, ma quella era la sensazione che il prof. De Laurenzi ci aveva ispirato e quella era la forza che ci aveva coinvolti e con lui potemmo esercitarla su quella famosa leva, che lui stesso aveva posto, per far muovere l’intero ingranaggio e trasformare un progetto in realtà.
Se come penso, il senso della vita di un uomo possa essere giudicato dalla sua opera, quella del prof. Antonio De Laurenzi si erge ora, come realtà fisica in un intero padiglione di ospedale e come entità ideale nella scuola da lui stesso creata, come medico e ricercatore, anche attraverso le sue pubblicazioni scientifiche e come maestro di vita, come eredità proiettata nel tempo, in tutti i malati che hanno usufruito, fruiscono e continueranno ad usufruire dell’assistenza ematologica dell’ospedale San Camillo, anche dopo che lui ha lasciato il timone, ma la rotta era già stata tracciata.
Le parole di stima che esprimo per lui, non sono di circostanza, né prodotte dall’affetto di un legame pluridecennale, rappresentano l’obiettiva constatazione dei fatti e della conoscenza, frutto questo si, del lungo lavoro che ha unito tutta la sua equipe, non solo medica, e a nome della quale penso di sentirmi autorizzato a parlare.
Concludo, ma solo per questo ci vorrebbe molto altro tempo, ricordando un’altra preziosa eredità che ci ha lasciato.
Mi riferisco alla S.A.Ne.S.(Studio e Assistenza Neoplasie del Sangue) una ONLUS, da lui fondata con pochi altri nel 1984 cresciuta come una pianta rigogliosa all’interno e a fianco dell’Ematologia. La S.A.Ne.S., con la sua partecipazione generosa ha integrato molte attività del centro ematologico, quando, spesso, le risorse istituzionali non erano sufficienti. Attualmente rappresenta un modello di come la solidarietà ed il volontariato possano realmente essere efficaci, provvedendo a portare gratuitamente l’ospedale a domicilio dei pazienti invalidi, permettendo loro di essere curati ed assistiti con la stessa attenzione e dagli stessi medici ed infermieri del centro di ematologia.