Un caloroso ricordo per un papà che non c’è più.

 

Ricordo di Vincenzo Teodoro

“Adesso torna!” 

E’ il pensiero che più frequentemente riecheggiaquando solleviamo un attimo lo sguardo sulla realtà quotidiana. Come se tutto potesse ritornare come prima.

Come in teatro quando, riapertosi il sipario, il primo attore compare nuovamente sulla scena ancora per un saluto, a prescindere da quale sia stata la sua sorte nel copione.

Anche in un’ottica di fede, non si riesce ad accettare il vuotolasciato dalla perdita di una persona cara, che si colma con frammenti di ricordi, nel tentativo di non far svanire quel sorriso, quella battuta, quella tenerezza; solo così il grigio, mano a mano, riprende colore.

Ed anche se non si può tradurre in parole il dolore, se non si possono ridurre ad un foglio di carta i sentimenti di tutta una vita, si è fatta breccia dentro di noi, da subito, l’esigenza di offrire a tutti noi, voi, vicini a Sanes Onlus, un ricordo di Vincenzo Teodoro, nostro padre.

Papà Enzo è mancato il 14 settembre scorso dopo un’operazione per la rottura del femore sinistro. Aveva da poco compiuto 86 anni.

Colpito da qualche anno da mielopatia proliferativa cronica, conviveva con questa e con altre gravi patologie  tra loro in un equilibrio assai precario.

Le cure esperte  ed affettuose del dr. Pacilli, ematologo del reparto del S.Camillo, e di tutti i medici da cui  papà era assistito (un debito di riconoscenza va al cardiologo dr. Edo Picchio, alla nefrologa dott.ssa Beraldi  ed al Dr. Giuseppe Puglisi, nostro medico di famiglia) hanno fatto sì che potesse in questi anni, tra alti e bassi, avere una qualità di vita accettabile.

Fino a pochi giorni prima della caduta avvenuta in casa, infatti, non mancava di uscire quasi tutte le mattine, (ovviamente accompagnato da uno di noi tre) qualsiasi fossero le condizioni meteo.

Ed ha potuto anche portare avanti le sue molteplici attività.

Papà è stato un poeta dialettale e uno scrittore di testi teatrali; da sempre appassionato di arte e storia, ha contribuito per anni ad arricchire le pagine culturali delle diverse testate giornalistiche con le quali ha collaborato; era uno studioso di folklore e tradizioni, soprattutto legate alla sua/nostra Sicilia; è stato un prolifico pittore costantemente in profonda armonia con i colori e con la natura.

Tra tutti, un ricordo significativo: molti anni fa in occasione di una mostra di pittura organizzata in via Margutta, il prof. Biagio Poidimani, grande scultore conterraneo conosciuto a Roma nonché docente dell’Accademia di Belle Arti, divenuto suo grande amico, riusciva a descrivere con le parole giuste la  “sicilianità” che ha improntato tutta la sua produzione, fatta di “gusti sani e incontaminati” e lo dipingeva come “alieno da facili esibizionismi e privo d’ogni spregiudicatezza”.

E’ vero. Papà era tanto schivo e riservato, quanto generoso. Dotato di un talento artistico autentico, non limitato ad una sola manifestazione dell’arte, rivelava – nella sua semplicità quel raro eclettismo che solo gli artisti a tutto tondo possiedono.

E  noi tre, sin dalla prima infanzia, abbiamo respirato quest’atmosfera di sorpresa che sempre accompagna la nascita di un’opera d’arte: se ne intravede l’inizio ma si può solo immaginare il suo completamento.  Vivevamo così quell’attesa, un po’ sbirciando, a volte giocando o studiando, spesso disegnando a nostra volta vicino a lui.  Tutto ciò tra le note del suo amatissimo Puccini.

L’operosità instancabile di nostra madre gli ha sicuramente consentito di coltivare tutte quelle passioni che lo hanno reso per noi molto speciale e sempre presente.

La sua ultima “creatura”, quasi si sentisse vicino all’epilogo, è stato un diario, di cui – ancora privi del coraggio necessario – non siamo riusciti ad intraprendere la lettura, se non dell’ultima – dolorosa – pagina.

E’ quella della consapevolezza “dell’ultimo atto”, del momento “di uscire di scena”; è quella in cui, sempre con il suo stile riservato perché “la gloria non si addice ad un padre di famiglia”, ringrazia tutti noi e -nelle ultimissime righe- mamma Rosanna, per cui – scrive- “ho raccolto l’ultimo fiore del mio giardino”.

Siamo tutti noi, papà, a ringraziare te per gli insegnamenti sui valori morali e sul senso della vita familiare e sociale. La tua infinita vivacità intellettuale fino all’ultimo giorno – nonostante l’anzianità e le malattie – costituisce per noi e per i nostri figli un grande esempio, perché non generata da un corso di studi o da un titolo acquisito, ma dal puro assetato amore per la conoscenza, che ha improntato tutta la tua vita di uomo e di artista.

In questo inizio di festività, infine, siamo grati di cuore a Sanes Onlus, per averci dato la possibilità di far conoscere – a tre mesi dalla scomparsa – nostro padre, di cui abbiamo avuto la fortuna di godere per moltissimi anni, noi tutti sua famiglia, i suoi quattro amati nipoti, i parenti, i suoi amici.

A tutti un Sereno Natale.

Rita, Giuseppe, Gianfranco Teodoro